La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro per essere efficace deve considerare le differenze che vi sono tra genere femminile e maschile a partire dalle malattie professionali e all’incidenza infortunistica.
Tali considerazioni sono state mosse in tempi recenti, fino agli anni ’90 infatti le differenze di genere in ambito salute e sicurezza sul lavoro si focalizzavano solo due fronti:
– La tutela delle donne nei confronti della violenza sul luogo di lavoro.
– La tutela delle lavoratrici gestanti e puerpere.
Solo agli inizi del 2000 le differenze di genere acquisiscono rilevanza nei confronti dell’opinione pubblica e il motivo si riscontra facilmente nelle trasformazione che hanno subito il mercato del lavoro e la struttura dell’occupazione.
In seguito ai sopracitati cambiamenti la normativa in materia di sicurezza comincia ad acquisire una approccio nei confronti di tali temi che tiene in considerazione le particolari caratteristiche delle donne. Dalla normativa, nello specifico il decreto legislativo 81/2008 art. 28, emerge l’esigenza di promuovere le differenze di genere durante valutazione dei rischi al fine di ottimizzare al meglio le misure di prevenzione.
Altri sono i casi in cui la legge ha affrontato tale tema come ad esempio il decreto legislativo n.32/2013 che prevede che si creino dei veri e sistematici flussi informativi che spingano a riguardare il quadro dei rischi sotto un’ottica di genere.
In definitiva emerge la necessità di ripensare completamente il metodo di analisi e di valutazione del rischio e rivedere l’organizzazione stessa del lavoro. Gli effetti del lavoro sulla salute, possono configurarsi in modi molto diversi per donne e uomini in quanto dovuti a specifiche differenze biologiche, a differenti percezioni della salute/malattia e, più importante a nostro avviso, al contesto sociale e organizzativo ed è importante prenderne coscienza in quanto questo incide sul benessere che si diffonde o meno all’interno dell’azienda.