I giovani che in Italia non lavorano e non studiano ad oggi sono 19,9% della popolazione attiva superando di ben 9 punti la media europea che si attesta al 11,5%.

La differenza tra uomini e donne che lavorano è pari al 20,1% ed è aumentato il numero di persone che vive in povertà rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti.

Questa è la fotografia dell’Italia che si mostra ai nostri occhi grazie all’indagine 2017 svolta sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa pubblicata dalla Commissione Europea.

Non è difficile solo immettersi nel mercato del lavoro per i giovani ma anche quello che si configura dopo. Spesso i giovani sono impiegati con contratti atipici che hanno poche garanzie e non gli permettono di uscire dal nido famigliare e creare a loro volto una famiglia non prima di aver compiuto 31 – 32 anni. In merito a questo è importante rendere noto che al contrario la media europea si arresta intorno ai 26 anni.

Nonostante l’abbassamento del livello di disoccupazione rispetto ai picchi raggiunti nel 2008 i giovani non hanno garanzie, hanno difficoltà ad immettersi nel mercato del lavoro e spesso anche se lavorano, le condizioni lavorative sono precarie e atipiche tanto da non permettergli di scollegarsi da quella che è la prima forma di sostegno economico, ovvero la famiglia.

Inoltre, considerando l’età media della popolazione, il rapporto prevede entro il 2060 un calo della popolazione in età lavorativa e questo comporterà che la forza lavoro del futuro dovrà pagare la pensione ad un numero sempre maggiore di anziani, percependo con tutta probabilità una pensione più bassa in rapporto alla remunerazione.