Risultati immagini per seguridad y salud en el trabajoUn’indagine finanziata da Inail e realizzata con il coinvolgimenti diretto di Cgil, Cisl e Uil analizza il ruolo del Rappresentante dei lavoratori alla sicurezza su un campione di 2019 Rls Aziendali, 115 Rls territoriali e 10 Rls di siti produttivi.

Dall’indagine emergono 4 profili di modelli partecipativi:

  • Bloccato – Rls ha un ruolo marginale, sono garantiti solo gli aspetti formali.
  • Divergente – Rls apparentemente coinvolto nei modelli di gestione ma sistema sicurezza aziendale rimane burocratico e poco strutturato.
  • Incompiuto – Non contempla un contributo attivo del Rls.
  • Virtuoso – strutturato ed in continua crescita sia il sistema di gestione della sicurezza che del Rls, con il riconoscimento del suo ruolo attivo e propositivo.

Il modello bloccato si rileva, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, molto spesso nella pubblica amministrazione (53%) dove solo il 22% delle unità produttive ha raggiunto un modello partecipativo virtuoso. Nel settore privato la percentuale dei modelli immaturi si attesta al 42% delle aziende coinvolte nell’indagine. In ogni caso, per quasi la metà delle realtà produttive coinvolte nell’indagine il modello virtuoso resta quello meno praticato.

Ciò si riflette sulle difficoltà che riscontra il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di partecipare attivamente ai processi di prevenzione dei rischi. Il 42% degli intervistati che pochi, o nessun lavoratore è in grado di contribuire nelle azioni e decisioni di gestione della sicurezza.

Durante gli infortuni, solo nel 44% dei casi viene analizzata la dinamica e tutti gli eventi e questo si verifica nonostante la percezione dei rischi da parte degli Rls intervistati sia molto alta. Gli stessi sopralluoghi dell’ambiente di lavoro vengono svolti nel 17% casi solo in caso di malattie professionali o gravi incidenti.

Questa situazione chiama in causa la formazione obbligatoria e come questa viene svolta. Mentre la formazione di base è garantita a quasi l’intera totalità del campione intervistato, nonostante un sufficiente livello di soddisfazione da parte del destinatario, la garanzia di una formazione continua viene sempre più a diminuire per il campione di intervistati.

L’acceso al Documento Valutazione Rischi non è garantito alla maggior parte degli intervistati, nonostante le informazioni in esso riportate “presentano criticità rilevanti”.

A commento di questa indagine riportiamo quanto afferma Silvino Canderolo, del collegio di presidenza di Inca, di come ci sia ancora tanto da fare. Manca una cultura della prevenzione per molte aziende. Se il modello partecipativo virtuoso fosse diffuso nelle realtà organizzative ci sarebbero dei risultati davvero positivi.

Per Canderolo “la sottostima delle patologia da lavoro e le difficoltà nel denunciare gli infortuni sono il prodotto di politiche industriali inadeguate, concentrate a favorire le imprese senza un’attenzione appropriata sulle condizioni reali di lavoro e senza un modello premiante per quelle attività produttive che invece mettono al primo posto il rispetto della salute dei lavoratori”.